Buone notizie per il futuro del territorio veneto e per il suo patrimonio immobiliare.
Il 10 aprile scorso, infatti, è entrata ufficialmente in vigore la Legge Regionale 14/2019 che, a tutti gli effetti, supera e stabilizza il Piano Casa del 2009 il quale, dopo numerose proroghe, era scaduto il 31 marzo 2019.
COSA INTRODUCE LA NUOVA NORMA?
La Legge Regionale, rinominata “Veneto 2050”, si pone come primo obiettivo la rinaturalizzazione del territorio, prevedendo l’azzeramento del consumo del suolo entro l’anno 2050 (da qui il nome della legge). La norma è inoltre finalizzata al miglioramento della qualità della vita all’interno delle città e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare, promuovendo interventi mirati a miglioramento e riordino dei centri urbani oltre che alla valorizzazione ambientale del territorio.
Vediamo meglio assieme le principali novità introdotte.
Rigenerazione urbana e qualità della vita
Tra i principali obiettivi della norma troviamo il riordino urbano e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini attraverso l’ottimizzazione della qualità architettonica degli edifici.
Per raggiungere questi obiettivi si richiede la generazione di interventi che vadano a potenziare la coesione sociale, tutelare le disabilità, puntare alla sostenibilità ed efficienza ambientale con particolare attenzione alla bioedilizia, alla valorizzazione del paesaggio, alla rinaturalizzazione del territorio veneto preferendo l’utilizzo agricolo del suolo, nonché alla sicurezza delle aree dichiarate di pericolosità idraulica o idrogeologica.
Per far ciò saranno attuate politiche di densificazione mediante la demolizione di manufatti incongrui e la riqualificazione edilizia e ambientale.
Le norme di dettaglio per la definizione dei crediti edilizi, saranno definite entro 4 mesi dall’entrata in vigore, mentre i Comuni avranno un anno di tempo per adeguare gli strumenti urbanistici.
Ampliamento della volumetria
Ma veniamo all’argomento che ad oggi interessa e coinvolge maggiormente il privato cittadino: l’opportunità di poter intervenire su immobili già esistenti. La nuova norma prevede infatti la possibilità di “ampliamento volumetrico degli edifici fino al 15% a condizione che siano utilizzate tecnologie che prevedano l’uso di fonti energetiche rinnovabili”, garantendo che la parte ampliata raggiunga la classe A1. Sarà riconosciuto un ulteriore 25% a chi prevederà azioni di “rimozione delle barriere architettoniche, la messa in sicurezza sismica dell’intero edificio, l’utilizzo di coperture a verde, la realizzazione di pareti ventilate, l’isolamento acustico, l’adozione di sistemi per il recupero dell’acqua piovana, la rimozione e smaltimento di elementi in cemento amianto, l’utilizzo del BACS (Building Automation Control System) nella progettazione dell’intervento o l’utilizzo di tecnologie che vedano l’uso di fonti energetiche rinnovabili con una potenza non inferiore a 3 kW. L’eventuale recupero dei sottotetti va conteggiato entro questi limiti.”
Da sottolineare che, fino al 31 dicembre 2020, un ulteriore incremento del 10% spetterà a chi garantirà che la prestazione energetica dell’intero edificio sarà uguale o superiore alla classe A4.
L’ampliamento può essere realizzato in aderenza, in sopraelevazione o utilizzando un corpo edilizio già esistente all’interno dello stesso lotto.
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